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IMPRONTA DI CARBONIO

 

CARNE, UOVA, LATTE E FORMAGGIO: CALCOLATA L'IMPRONTA DI CARBONIO

Studio Cra sui gas serra negli allevamenti intensivi

Allevamenti italiani messi a nudo. Il Cra (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria), attraverso il Cra-Inea (Istituto nazionale di economia agraria), ha coordinato la ricerca dal titolo "Scenari di cambiamenti climatici per gli allevamenti italiani (Sccai)". Il progetto - finanziato dal ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali e svolto in collaborazione con il Centro ricerche produzioni animali (Crpa) - è finalizzato all'analisi di diverse opzioni di mitigazione delle emissioni di gas ad effetto serra da applicare in alcune produzioni zootecniche e potrebbe costituire una prima, concreta risposta alle politiche sul clima a livello internazionale, dal protocollo di Kyoto a Rio+20 e - a livello europeo - dal pacchetto "Clima ed energia 2020" alla nuova Politica agricola comunitaria (II pilastro sviluppo rurale). 
Lo studio, con dati del 2014, ha quantificato l'impronta carbonica delle principali filiere zootecniche italiane. Ecco alcuni esempi: bovino da latte per la produzione di latte alimentare (1,2 kg CO2-eq/kg latte), bovino da latte per la produzione di formaggio Parmigiano-Reggiano (1,3 kg CO2-eq/kg latte), bovino da carne in allevamenti da ingrasso (18,1-18,7 kg CO2-eq/kg carne, peso vivo dell'animale in uscita dall'azienda), suino pesante (3,6-3,7 kg CO2-eq/kg carne), pollo da carne (1,9 kg CO2-eq/kg carne), gallina ovaiola (2,4-2,5 kg CO2-eq/kg uova). Per ciascuna filiera sono state individuate delle "aziende tipo" e sono state definite poi le principali caratteristiche: localizzazione, dimensione aziendale, produttività, modalità di stabulazione e di gestione degli effluenti, superfici aziendali, rotazioni colturali, quota di autosufficienza nella produzione degli alimenti. Poi, è stata presa un'unità di prodotto di riferimento, ossia 1 kg di latte per le aziende bovine da latte, 1 kg di carne (peso vivo) per le aziende bovine, suinicole e avicole, oltre a 1 kg di uova intere per le aziende avicole da uova. L'analisi del ciclo produttivo si è fermata "al cancello dell'azienda" (cosiddetto approccio "from cradle to farm gate"), escludendo i processi che avvengono a valle dell'azienda agricola, in quanto l'allevatore - secondo gli autori dello studio - non ha possibilità di incidere su questi processi.

29 Aprile 2015, Animali e Ambiente

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